mercoledì 11 agosto 2021

Si fa presto a dire prestina!

Già. Come si fa presto a dire qualunque altra proteina: poi però, tra il dire e il fare, o meglio tra il dire e il simulare passa del tempo. E tra il dire e il pubblicare possono passare anche cinque anni. Infatti è proprio questo il tempo che ci abbiamo messo per costruire un lavoro sulla prestina e pubblicarlo sulla rivista International Journal of Molecular Sciences, qualche giorno fa. Questo post sarà quindi un po' una lettura da ombrellone, ma cercherò di spiegare il perché di questo lavoro, cosa abbiamo studiato e cosa abbiamo trovato. Andiamo con ordine, però: perché prestina? Si tratta di una proteina che si trova nelle ciglia presenti all'interno delle nostre orecchie. Attenzione, non sono gli orrendi antiestetici peli delle orecchie: queste ciglia si trovano nell'orecchio interno, in quella struttura che si chiama coclea, perché ricorda un po' il guscio di una chiocciola. Sono proprio queste ciglia che sono responsabili della nostra capacità di sentire le vibrazioni dell'aria che identifichiamo come suono. 
Non solo: queste ciglia sono anche responsabili di una operazione matematica, ovvero l'analisi in componenti di Fourier del suono, che ci consente di distinguere, ad esempio, il suono del pianoforte da quello di un flauto o di un oboe. E anche di distinguere le voci umane e riconoscere quelle che amiamo da quelle che ci infastidiscono. Trovo che questa sia un'abilità straordinaria del nostro orecchio: pensate che è in grado di compiere questa operazione matematica anche se magari non la conoscete e la matematica è la materia che più odiate al mondo. Odiatela pure, ma le vostre orecchie se ne fregano e continueranno a svolgere operazioni matematiche, che vi piaccia o no. Una componente di tutto questo è proprio questa proteina, il cui nome (prestina) deriva dalla notazione musicale "presto", scritta così, in italiano, perché nella musica abbiamo forse più medaglie che nelle olimpiadi.