mercoledì 11 maggio 2022

Punto. Due punti. Ma sì, fai vedere che abbondiamo.

Ho recentemente letto un articolo di rassegna a firma di numerosi autori, tra cui, in particolare la professoressa Tamar Schlick della New York University. In effetti, l'articolo è partito proprio da quello che un tempo in Italia sarebbe stato chiamato un "seminario di studio" e che oggi si è evoluto in una delle metodologie didattiche innovative di cui mi sto occupando da un po' di tempo e che spero anche di implementare presto nei miei corsi universitari, un po' alla volta. La professoressa Schlick è molto nota nel campo della biofisica computazionale, sia per le sue ricerche, sia per il suo contributo a fare spesso il punto della situazione nel campo. Il punto e i due punti, un po' come Totò e Peppino nella celebre scenetta della lettera. Di Tamar, ad esempio, è un libro di testo che continuo a consigliare per gli studenti e le studentesse del mio corso di Computational Biophysics qui a Trento che vogliano approfondire la materia. Tamar è partita da un questionario, in cui chiedeva ai suoi studenti di riportare le loro impressioni sui lavori che ritenevano più rappresentativi del campo, sui successi e sui fallimenti che sono stati realizzati e percepiti dall'intera comunità, su quali ritengono siano le linee più promettenti al momento e quali i problemi ancora irrisolti. Naturalmente non si tratta di studenti di un corso di laurea triennale e neanche dei miei studenti della magistrale, ma immagino si riferisca agli studenti del suo laboratorio, quelli che da noi sarebbero i dottorandi. Si tratta di un esercizio che Tamar ha semplicemente ripreso e attualizzato, ma ne aveva già realizzato uno simile più o meno una decina di anni fa. L'articolo è stato pubblicato su una rivista che continua a regalarmi spunti interessanti, ovvero l'Annual Review of Biophysics, con la data di febbraio 2021. E' un articolo lungo, per cui ne darò un quadro molto ridotto, soprattutto relativo agli aspetti meno tecnici che mi hanno portato a riflettere.