domenica 11 settembre 2022

I dati sperimentali parlano più forte dei modelli

Si tratta del titolo del mio contributo a due conferenze: nel momento in cui sarà pubblicato questo post, sarò esattamente in viaggio per la seconda, mentre la prima si è appena conclusa nella sempre splendida cornice di Bressanone (in fotografia). Il titolo in inglese in realtà è "Molecular Dynamics Simulations: experimental data speak louder than models" e l'ho scelto perché credo che descriva molto fedelmente la mia attività di ricerca, al momento... e forse anche finora, dato che ho sempre avuto una grande sensibilità per i dati sperimentali. Nelle mie presentazioni alle conferenze non ne parlo, ma in realtà ripensando al mio percorso di studi prima e dopo la laurea questa attenzione, o meglio curiosità, per il dato sperimentale ha sicuramente guidato le mie scelte verso la fisica applicata alla biologia. Sarà che entrando nel mio 50esimo anno di vita comincio a fare bilanci... comunque ho studiato in un dipartimento di fisica in cui la fisica delle particelle elementari era sicuramente l'attività principale e in un decennio (gli anni '90) in cui c'era una forte convinzione che gli studenti bravi fossero i teorici, con una contrapposizione netta tra teorici e sperimentali. Beninteso, a me la fisica teorica piaceva molto e in fisica sperimentale ero abbastanza una frana: mi piaceva analizzare i dati e scrivevo delle buone relazioni di laboratorio, ma con gli apparati sperimentali facevo più o meno gli stessi disastri che faccio in cucina sfidando spesso le leggi della fisica più elementari: ricordo ancora l'esperimento di Joule, in cui il risultato atteso per il rapporto tra calorie e joule era 4,186 ma le mie misure davano un incoraggiante 7,2 +/- 0,5...  roba che fusione fredda, levati proprio!