Parafrasando il film cult degli anni '90, le proteine di membrana non smettono mai di stupire per i loro bizzarri comportamenti, che includono soprattutto le interazioni con la membrana, oggi non più vista come un contenitore passivo della proteina. Come spesso ho ripetuto, il campo delle proteine di membrana è forse quello in cui la biofisica computazionale ha dato davvero un contributo significativo e spesso dirimente in primo luogo perché è abbastanza semplice capire quali sono le parti di una proteina che finiscono in membrana, basandosi sulle caratteristiche degli amminoacidi. In altre parole, si tratta di proteine per le quali possiamo ragionevolmente affermare "ok, questo pezzo è in membrana" o "questa regione è fuori dalla membrana". In & Out, appunto. In più nelle proteine di membrana sono presenti alcuni amminoacidi (le tirosine) che hanno la capacità di interagire sia con la parte idrofobica che con la parte idrofilica e che quindi sono i maggiori indiziati per segnalare la zona in cui la membrana si attacca alla proteina.
Non è tutto: le strutture delle proteine di membrana sono ricavate quasi sempre da cristalli che sono molto lontani dalle condizioni fisiologiche: simulare la presenza della membrana fosfolipidica rappresenta dunque l'unico modo per vederle all'opera in una situazione più realistica e rispondente alla realtà biologica.
