giovedì 11 giugno 2020

E' tutto un equilibrio sopra la follia...


Così definiva la vita Vasco Rossi, in Sally, forse l'unica sua canzone che mi piace davvero (miei gusti personali). E mai come in questi mesi queste parole mi sono sembrate attuali: siamo finalmente arrivati in una fase che sembra averci restituito un minimo di normalità, anche se per molti di noi (e da buon rappresentante della categoria degli ipocondriaci, per me in particolare) ci vorrà del tempo per riadattarci a quella che consideravamo la nostra vita di tutti i giorni. Siamo in un nuovo equilibrio, ma davvero la follia è dietro l'angolo e faremmo bene a tenerlo sempre a mente. Dal punto di vista scientifico però Vasco Rossi si sbaglia, perché la vita non è un equilibrio, anzi tutt'altro: raggiunge l'equilibrio soltanto dopo la morte. Il nostro organismo è un complesso macchinario che ci mantiene costantemente fuori dall'equilibrio in uno stato che vorremmo fosse stazionario, ovvero invariabile nel tempo, ma purtroppo non lo è, dato che invecchiamo. Faremmo bene a tenerlo a mente, in biofisica computazionale, ma nella vita in generale. Questa premessa perché nel post di questo mese vorrei appunto lanciarmi nella follia di discutere il non-equilibrio, la condizione in cui dovremmo simulare la materia biologica e che invece, deliberatamente, abbandoniamo per il più tranquillizzante equilibrio.