martedì 11 novembre 2025

LUCA, il carbonio e gli alieni: riflessioni di un fisico che va al Teatro della Meraviglia

Non sono un biologo, e nemmeno un astrobiologo. Sono un fisico, quindi uno di quelli che di solito si occupano di cose come elettroni, atomi, modelli matematici e altre entità che riusciamo a vedere con strumenti decisamente sofisticati. Eppure, da sempre, la possibilità che esista qualcosa, o qualcuno, là fuori, in un altro angolo della galassia, mi affascina. Forse perché, se la vita esiste davvero altrove, e io sono proprio certo che esista, la fisica e la biologia dovranno andare a braccetto per spiegare non solo come funziona l’universo, ma anche come l’universo vive. È per questo che ho letto con grande curiosità il libro di Giuseppe Galletta, "Astrobiologia: Alla ricerca di vita nello spazio" (Padova University Press, 2021). Non è un saggio di fantascienza, ma un’opera rigorosa e affascinante che racconta come la ricerca di vita extraterrestre sia passata dal "magari c’è" al "vediamo come cercarla". Galletta ci accompagna in un viaggio che parte dalle profondità della Via Lattea (più di 200 miliardi di stelle, e chissà quante possibilità) e arriva fino alle molecole fondamentali della vita come la conosciamo: fosforo (P), ossigeno (O), azoto (N), carbonio (C), idrogeno (H) e zolfo (S), il famoso sestetto “PONCHS”.