Si tratta del titolo del mio contributo a due conferenze: nel momento in cui sarà pubblicato questo post, sarò esattamente in viaggio per la seconda, mentre la prima si è appena conclusa nella sempre splendida cornice di Bressanone (in fotografia). Il titolo in inglese in realtà è "Molecular Dynamics Simulations: experimental data speak louder than models" e l'ho scelto perché credo che descriva molto fedelmente la mia attività di ricerca, al momento... e forse anche finora, dato che ho sempre avuto una grande sensibilità per i dati sperimentali. Nelle mie presentazioni alle conferenze non ne parlo, ma in realtà ripensando al mio percorso di studi prima e dopo la laurea questa attenzione, o meglio curiosità, per il dato sperimentale ha sicuramente guidato le mie scelte verso la fisica applicata alla biologia. Sarà che entrando nel mio 50esimo anno di vita comincio a fare bilanci... comunque ho studiato in un dipartimento di fisica in cui la fisica delle particelle elementari era sicuramente l'attività principale e in un decennio (gli anni '90) in cui c'era una forte convinzione che gli studenti bravi fossero i teorici, con una contrapposizione netta tra teorici e sperimentali. Beninteso, a me la fisica teorica piaceva molto e in fisica sperimentale ero abbastanza una frana: mi piaceva analizzare i dati e scrivevo delle buone relazioni di laboratorio, ma con gli apparati sperimentali facevo più o meno gli stessi disastri che faccio in cucina sfidando spesso le leggi della fisica più elementari: ricordo ancora l'esperimento di Joule, in cui il risultato atteso per il rapporto tra calorie e joule era 4,186 ma le mie misure davano un incoraggiante 7,2 +/- 0,5... roba che fusione fredda, levati proprio!
Tornando ai giorni nostri, il punto è che in biofisica computazionale capita spesso di leggere articoli su modelli che sono sempre più interessanti, sempre più eleganti, sempre più efficienti, ma poi le applicazioni sono ridotte a sistemi molto semplici. Devo ammettere però che la conferenza di Bressanone, da questo punto di vista, mi ha un po' sorpreso, e in positivo. Ne avevo già parlato quattro anni fa: si tratta di una conferenza davvero unica nel suo genere. Ogni due anni ci riuniamo a Bressanone per discutere dei nostri lavori: ci sono fisici teorici, chimici, biologi, studi teorici, studi sperimentali... intorno a Bressanone è nata una piccola comunità che ormai sta diventando una vera e propria rete. Il workshop è organizzato in modo da lasciare ampio spazio alle domande: tutti gli anni mi sorprendo quando vedo che ho mezz'ora per parlare e quindi penso di dover parlare venti minuti per lasciare spazio alle domande, ma poi mi rendo conto che in realtà nel programma sono previsti trenta minuti per il mio intervento e ben quindici minuti successivi per le domande. Questa è una caratteristica abbastanza peculiare, che non si riscontra spesso in altre conferenze e che, secondo me, ha segnato anche il successo del Workshop di Bressanone, giunto alla sua settima edizione.
Infatti, questa scelta fa sì che i due inossidabili organizzatori (Guido Tiana dell'Università Statale di Milano e Antonio Trovato dell'Università di Padova) riescano a bloccare gli interventi a mezz'ora, a lasciare spazio per un'accesa discussione con domande e risposte e a chiudere le sessioni più o meno in orario per le agognate pause caffè. Gli interventi di mezz'ora sono riservati a persone che hanno più o meno una decina d'anni di carriera alle spalle o anche di più (i big, come al festival di Sanremo, insomma), ma poi ci sono gli interventi di un quarto d'ora (domande incluse) riservati alle nuove proposte, una specie di Sanremo Giovani che, come accade anche per il festival di Sanremo, spesso presentano studi ancora più interessanti dei big, anche perché dopo 12 anni di Bressanone ormai più o meno sappiamo cosa aspettarci da loro. Ecco, la cosa più bella di questa edizione è stata proprio vedere parecchie delle nuove proposte delle edizioni precedenti tra i big di questa edizione. C'è anche da dire che il workshop sta crescendo e sta diventando anche difficile riuscire a trovar posto negli alberghi, ancora di più in questa edizione che è stata organizzata fuori stagione. Di solito infatti ci ritroviamo a febbraio, ma quest'anno l'edizione era stata rimandata a causa della pandemia.
L'altro aspetto davvero bello di quest'anno è stato proprio ritrovarsi: Bressanone per me era stata l'ultima conferenza prima della pandemia, a febbraio 2020. E' bello che sia stata anche la prima conferenza a cui io abbia partecipato dopo la pandemia, a settembre 2022. E c'è qualcosa che unisce questa bellezza nel ritrovarsi e il piacere di ascoltare gli interventi dei più giovani: di sera andavo a cena con gli altri colleghi della mia età, ma rientrando in albergo mi fermavo sempre in un bar con i partecipanti più giovani. Ogni sera mi bastava bere con loro una grappa al pino mugo (di cui allego documentazione fotografica) per entrare subito in sintonia e continuare a chiacchierare dei loro studi, ma anche dei loro progetti, dei loro sogni e magari fare il punto sui miei: che fine hanno fatto, o come si sono evoluti... sono state belle serate, piene di energia, e quasi mi passava la voglia di andare a dormire, nonostante la stanchezza e l'età. Mia, non loro, ovviamente...
C'è però un terzo motivo per cui questa edizione mi è davvero piaciuta particolarmente ed è quello a cui accennavo prima: questa volta non c'è stato intervento a carattere teorico che non contenesse dati sperimentali e, viceversa, tutti gli interventi a carattere sperimentale contenevano anche dei modelli con simulazioni in dinamica molecolare o comunque con qualche tipo di simulazione. Ho trovato questo aspetto davvero molto interessante e mi sono sentito quasi un po' piacevolmente scontato con il mio invito a guardare ai dati sperimentali: in realtà il titolo cercava proprio di portare questo aspetto in evidenza, perché sì, i modelli sono sempre più eleganti e sempre più accurati, ma i dati sperimentali parlano in modo sempre più forte, man mano che le tecniche si affinano e che cominciamo a capire diversi principi di funzionamento della materia vivente.
Intanto, mentre questo post va online, sono in viaggio per San Miniato, in provincia di Pisa, dove si terrà il ventiseiesimo congresso della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata (SIBPA). Per me si tratta di una prima volta in assoluto: sono socio della SIBPA soltanto da 3 anni, ma mi è sembrata una comunità molto dinamica e decisamente utile in un Paese in cui la biofisica sembra essere ancora un territorio di confine tra molti altri ben strutturati con le loro regole e le loro gerarchie. Ho qualche aspettativa, certamente non sarà come il congresso di Bressanone, ma spero di riuscire ad ottenere un quadro più ampio di chi fa cosa, in Italia.Settembre è, da sempre, il mio mese preferito: amo la sua temperatura, amo i colori dell'autunno che cominciano a farsi vedere quasi con timidezza.... e associo quei colori all'odore della carta stampata, ai libri nuovi, all'inizio della scuola che per la mia curiosità è sempre stata una festa (ero un bambino un po' strano, lo so). Ora attendo il primo giorno di lezione, con quella stessa curiosità che vorrei trasmettere ai miei studenti e alle mie studentesse. Quella curiosità per me si è unita all'ansia, o meglio, al desiderio di far bene e quest'anno ancora più degli altri, visto che ho deciso di rivoluzionare uno dei corsi, tentare un approccio più interattivo nell'altro e proporre anche un corso in stile americano nel secondo semestre, per il dottorato. Per essere un teorico, continuo ad amare molto gli esperimenti anche nella didattica: con gli anni spero di essere diventato almeno un po' più capace...
C'è però un terzo motivo per cui questa edizione mi è davvero piaciuta particolarmente ed è quello a cui accennavo prima: questa volta non c'è stato intervento a carattere teorico che non contenesse dati sperimentali e, viceversa, tutti gli interventi a carattere sperimentale contenevano anche dei modelli con simulazioni in dinamica molecolare o comunque con qualche tipo di simulazione. Ho trovato questo aspetto davvero molto interessante e mi sono sentito quasi un po' piacevolmente scontato con il mio invito a guardare ai dati sperimentali: in realtà il titolo cercava proprio di portare questo aspetto in evidenza, perché sì, i modelli sono sempre più eleganti e sempre più accurati, ma i dati sperimentali parlano in modo sempre più forte, man mano che le tecniche si affinano e che cominciamo a capire diversi principi di funzionamento della materia vivente.
Intanto, mentre questo post va online, sono in viaggio per San Miniato, in provincia di Pisa, dove si terrà il ventiseiesimo congresso della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata (SIBPA). Per me si tratta di una prima volta in assoluto: sono socio della SIBPA soltanto da 3 anni, ma mi è sembrata una comunità molto dinamica e decisamente utile in un Paese in cui la biofisica sembra essere ancora un territorio di confine tra molti altri ben strutturati con le loro regole e le loro gerarchie. Ho qualche aspettativa, certamente non sarà come il congresso di Bressanone, ma spero di riuscire ad ottenere un quadro più ampio di chi fa cosa, in Italia.Settembre è, da sempre, il mio mese preferito: amo la sua temperatura, amo i colori dell'autunno che cominciano a farsi vedere quasi con timidezza.... e associo quei colori all'odore della carta stampata, ai libri nuovi, all'inizio della scuola che per la mia curiosità è sempre stata una festa (ero un bambino un po' strano, lo so). Ora attendo il primo giorno di lezione, con quella stessa curiosità che vorrei trasmettere ai miei studenti e alle mie studentesse. Quella curiosità per me si è unita all'ansia, o meglio, al desiderio di far bene e quest'anno ancora più degli altri, visto che ho deciso di rivoluzionare uno dei corsi, tentare un approccio più interattivo nell'altro e proporre anche un corso in stile americano nel secondo semestre, per il dottorato. Per essere un teorico, continuo ad amare molto gli esperimenti anche nella didattica: con gli anni spero di essere diventato almeno un po' più capace...
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