venerdì 11 agosto 2017

Trento chiama Innsbruck, rispondi Innsbruck

Questo mese prendo in prestito un telefilm che è molto famoso per quelli della mia generazione o con qualche anno in più, il celebre Mork & Mindy, con uno straordinario Robin Williams nei panni di uno strampalato extraterrestre (Mork, appunto). Ogni volta che Mork si trovava in difficoltà nel comprendere gli umani, chiamava mentalmente il leader della propria gente, di nome Orson, con la celebre formula: "Mork chiama Orson, rispondi Orson". E insieme disquisivano di quanto fossero strani "questi umani" che però erano così somiglianti agli alieni in tanti aspetti, incluso quello fisico. I colloqui si concludevano sempre con un saluto molto caratteristico, che diventò subito una moda tra i bambini di allora (naturalmente ero uno di loro), il celeberrimo "nano-nano". Visto con gli occhi di oggi, sembra quasi un'allusione alle nano-tecnologie di cui sentiamo tanto parlare.
Il prestito di questo mese è dovuto ad una nuova avventura che ho intrapreso a maggio: esiste ormai da diversi anni un progetto di collaborazione tra le tre province del Tirolo, Alto Adige e Trentino, nell'ambito del programma Euregio che cerca di definire ambiti territoriali che superino i confini nazionali e siano invece legati alle aree geografiche. Nel nostro caso, si tratta di tre regioni con una storia molto simile per tantissimi versi e anche con culture che si sono sempre intrecciate in modo complesso ma anche con uno stile di vita inconfondibile. Tre regioni alpine, in cui convivono anche diverse lingue (italiano, tedesco e ladino) e che recentemente, soprattutto in campo accademico, si sono aperte al mondo, con un atteggiamento pragmatico e allo stesso tempo molto umile, puntando all'eccellenza senza perdere di vista il proprio punto di partenza e ben consapevoli che l'eccellenza si raggiunge soltanto con un metodico lavoro di squadra.
E' proprio questo atteggiamento che mi rende particolarmente orgoglioso di lavorare in questa realtà, pur essendo completamente diversa dalla mia, da ogni punto di vista: geografico, climatico, etnico, culturale, gastronomico... 
A maggio ho dunque raccolto la sfida dell'Euregio e ho deciso di trasformare il mio corso di Biofisica Computazionale (che partirà a settembre 2017) in un corso congiunto tra l'Università di Trento e l'Università di Innsbruck. Il nome per esteso del progetto è "Euregio Joint Computational Biophysics Initiative". Mi ha fatto un po' impressione ricevere questo finanziamento e dovermi inventare nel ruolo di coordinatore di un'iniziativa per l'Euregio: io, pugliese doc! E soprattutto per un corso che è nato in Puglia e ora si trova su e giù per il valico del Brennero. Questo corso infatti ha una storia tutta sua: nasce da un corso simile che avevo proposto quando ero ancora un "giovanissimo" ricercatore all'Università di Bari. Parliamo del 2005: probabilmente ero talmente ingenuo da pensare di poter mettere su una linea di ricerca dal nulla, sicuramente ero un po' troppo in anticipo sui tempi. Quel corso infatti non partì, se non nel 2009, con un nome diverso, ma con gli stessi contenuti che avevo pensato nel 2005. Per ragioni "diplomatiche", fui costretto ad eliminare ogni riferimento alla parola "bio" e anche alla "fisica", per cui il corso divenne "Tecniche di Simulazione Molecolare". 
Partito con 2 studenti nel 2009/2010, arrivò a 17 studenti nel 2015/2016, l'ultimo anno in cui l'ho tenuto, anno a cui risale la foto qui a lato. Di quell'esperienza didattica conservo un ricordo bellissimo, fatto di studenti con nomi, sguardi e passioni del mio Sud, lanciati in calcoli su macchine sparse per l'Europa, quando non spediti proprio fisicamente (a calci!) in Europa a fare calcoli e collaborare con gruppi più forti del mio. Sono sicuro che sia stata proprio quell'esperienza a rendermi così convincente quando mi sono proposto all'Università di Trento. Quel corso è infatti diventato il mio corso principale, ora: un corso da ben 12 crediti, 96 ore complessive di lezione, incluse 40 ore di laboratorio computazionale. E finalmente il nome che merita: "Biofisica Computazionale". In questi mesi ho messo giù il Syllabus del corso: in pratica il vecchio corso di Tecniche di Simulazione Molecolari targato Uniba costituisce un nucleo attorno al quale si sono aggiunte lezioni di Chimica Computazionale, Analisi dei dati e un numero molto grande di esercitazioni di laboratorio, sulle quali ci sarà ancora da lavorare. Inserire Innsbruck in tutto questo è certamente un'ulteriore complicazione: non sono mai stato competitivo, ma le sfide mi sono sempre piaciute. Soprattutto quelle con me stesso, quelle in cui cerco di superare i miei limiti e costruire qualcosa di nuovo.  
In questi giorni sono stato all'Università di Innsbruck per definire le modalità con cui questo corso diventerà parte integrante del piano di studi degli studenti austriaci che vorranno sceglierlo. E speriamo appunto che Innsbruck risponda! Forte del risultato barese, anche 2 studenti al primo anno potrebbero essere un buon punto di partenza!  
Ci saranno lezioni dedicate a Trento, lezioni dedicate a Innsbruck e laboratori congiunti (ben 4) con studenti di Trento nei laboratori di Innsbruck e studenti di Innsbruck nei laboratori di Trento. I fondi copriranno tutte le spese per gli spostamenti degli studenti e anche, eventualmente, le spese degli studenti che vorranno intraprendere una tesi congiunta tra le due Università. L'impresa non è facile, anche perché il corso di Trento prevede 12 crediti e 96 ore, quello di Innsbruck 5 crediti e 32 ore complessive: ho dovuto fare diverse acrobazie anche con orari e contenuti, per riuscire a far quadrare il tutto. Credo tuttavia di essere sulla buona strada. Soprattutto grazie al lavoro di questo mese di agosto, in cui peraltro non avevo nessuna voglia di riversarmi in una delle affollatissime spiagge...
Funzionerà o no? Al momento non posso saperlo: tutte le avventure nascondono l'insidia del fallimento. Come ha detto un mio collega tedesco, nel nostro curriculum inseriamo sempre e soltanto i nostri successi, ma il curriculum dei nostri fallimenti è molto più lungo. Perché è proprio dai fallimenti che si costruisce il successo: non bisogna mai temerli, ma essere consapevoli della loro eventualità. E quando (non se: quando!) purtroppo capitano, bisogna guardarli, comprenderli e trasformarli in qualcosa che abbiamo imparato e che ci servirà per le nostre prossime avventure. 
Ci sono però avventure che sono belle a prescindere: e ogni volta che prenderò quel treno, come ho fatto in questi giorni, sarà bello pensare a quel giovane del 2005 che ingenuamente proponeva il corso di Biofisica Computazionale sulle rive di un acerbo Adriatico senza neanche immaginare che sarebbe diventato un progetto per l'Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino.
Non mi resta che salutarvi come Mork e Mindy qui a lato, tenerissimo ricordo della mia infanzia: nano-nano!

2 commenti:

  1. In bocca al lupo per questo nuovo e bellissimo percorso. Ti auguro tantissimi studenti austriaci e italiani che capiscano il valore di questa esperienza!

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