

La prima edizione si tenne nel febbraio 2010 e fu sponsorizzata anche dal Comune di Bressanone. Resta memorabile l'apertura del congresso: non avremmo mai pensato che sarebbe arrivato qualche rappresentante del Comune a darci il benvenuto e quindi avevamo già cominciato. All'arrivo dell'assessora alla cultura, c'era una diapositiva in cui si parlava di una famiglia di proteine e l'assessora (poverina!) pensò bene di dirci che la città di Bressanone era molto lieta di averci come ospiti e anche di condividere una tematica così importante, come quella della famiglia. Volevamo scoppiare tutti a ridere, ma in realtà la scena fu così tenera e l'assessora davvero spontanea nel cercare di darci un benvenuto in questa cittadina dell'Alto Adige, che rimanemmo in silenzio finché non andò via. Da quella storica prima edizione sono passati ormai 8 anni e Bressanone è arrivata quest'anno alla sua quinta edizione.
Per me ha significato tantissimo: mi ha permesso di comprendere molte tecniche sperimentali, con la calma che quei quattro giorni a Bressanone ogni due anni sono in grado di dare. Come potete vedere dalle foto, si tratta di una tranquillissima città dell'Alto Adige, dove è molto piacevole passeggiare. I brissinesi si sono ormai quasi abituati alla chiassosa combriccola di gente strana che ogni due anni invade i loro ristoranti. Sì perché una delle cose più belle è proprio ritrovarsi a cena tutti insieme, di fronte a una buona birra o a uno degli ottimi vini locali, per continuare a parlare di progetti e non solo. Perché i rapporti umani in questo lavoro contano davvero tanto e negli anni siamo diventati anche buoni amici.
Ma perché il confronto con i dati sperimentali è così importante? Per chi ha studiato il metodo scientifico, la risposta sembrerebbe quasi banale. Infatti lo è: il metodo scientifico parte dagli esperimenti, ne cerca una spiegazione, formula una teoria, progetta nuovi esperimenti per verificarla e procede quindi alla verifica. In tempi di deliri anti-vaccinisti e bufale sul web, è sempre opportuno ricordarlo. Se tuttavia dovessero chiedermi quale di queste fasi è la più importante, non avrei dubbi: la verifica. Si tratta davvero del cuore del metodo scientifico. Qualunque teoria, anche la più elegante viene costantemente sottoposta a verifiche. Questo significa che chi si occupa di scienza impara (o dovrebbe imparare, perché le eccezioni purtroppo ci sono) l'umiltà che deriva da questo continuo confronto con l'esperienza: tutto ciò che abbiamo studiato come genere umano, tutto ciò che conosciamo è continuamente messo in discussione. Tuttavia attenzione: deve essere messo in discussione con fatti, esperienze, numeri e statistiche, non con opinioni e prese di posizione.
Tutto questo in biologia assume un'importanza vitale, perché in gioco ci sono le nostre condizioni di vita, o la stessa trasmissione della vita. In biofisica computazionale direi che è parte fondamentale del lavoro. In un post precedente avevo parlato dei campi di forza: i campi di forza sono modelli matematici, approssimazioni della realtà che contengono un altissimo numero di parametri. E' necessario trovare sempre sistemi sui quali confrontarsi con i dati sperimentali, altrimenti rischiamo di trasformare i nostri supercalcolatori in costosissime macchine che generano numeri a caso, un po' come dadi da gioco in oro purissimo. Una frase molto bella in inglese riassume questo concetto con l'acronimo GIGO che sta per "Garbage In Garbage Out", ovvero: se inseriamo immondizia in un computer, per quanto sofisticato sia il nostro modello, per quanto accurati siano i calcoli, il computer ci restituirà immondizia. E' dunque necessario controllare sempre ciò che inseriamo nei nostri modelli e ciò che ne viene fuori e, per farlo, è indispensabile confrontarci con gli esperimenti.
Ma cosa succede quando gli esperimenti non confermano la nostra teoria, quella che con tanta fatica abbiamo formulato, alla quale abbiamo dedicato anni di vita e di studio? La scienza non ha pietà: la teoria è sbagliata. E' successo con teorie bellissime, che sono rimaste teorie di riferimento per secoli, hanno contribuito notevolmente al progresso dell'umanità e niente: arrivati ad un certo punto, si è scoperto che erano una approssimazione anche piuttosto rozza della realtà.
In biofisica computazionale teorie e modelli si sprecano: senza una controparte sperimentale la nostra comunità sarebbe in preda ai deliri di quelli che io chiamo "maschi teorici alfa", perché tipicamente sono quasi tutti maschi, sono fisici teorici e tendono a scontrarsi tra loro come mufloni durante il periodo dell'accoppiamento. Ben venga dunque Bressanone, per riportarci alla realtà, per ricordarci quanto sia difficile la biologia, e quanto sia davvero bello riuscire a capire come funzionano i meccanismi che regolano la vita, utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione in una combinazione che richiede tempo, passione, rigore metodologico, e il contributo di tante persone, ognuno per quello che può e sa fare meglio, un po' come questa splendida fetta di dolce tipicamente altoatesino, il mio saluto in attesa di Bressanone 2020.
Ma perché il confronto con i dati sperimentali è così importante? Per chi ha studiato il metodo scientifico, la risposta sembrerebbe quasi banale. Infatti lo è: il metodo scientifico parte dagli esperimenti, ne cerca una spiegazione, formula una teoria, progetta nuovi esperimenti per verificarla e procede quindi alla verifica. In tempi di deliri anti-vaccinisti e bufale sul web, è sempre opportuno ricordarlo. Se tuttavia dovessero chiedermi quale di queste fasi è la più importante, non avrei dubbi: la verifica. Si tratta davvero del cuore del metodo scientifico. Qualunque teoria, anche la più elegante viene costantemente sottoposta a verifiche. Questo significa che chi si occupa di scienza impara (o dovrebbe imparare, perché le eccezioni purtroppo ci sono) l'umiltà che deriva da questo continuo confronto con l'esperienza: tutto ciò che abbiamo studiato come genere umano, tutto ciò che conosciamo è continuamente messo in discussione. Tuttavia attenzione: deve essere messo in discussione con fatti, esperienze, numeri e statistiche, non con opinioni e prese di posizione.
Tutto questo in biologia assume un'importanza vitale, perché in gioco ci sono le nostre condizioni di vita, o la stessa trasmissione della vita. In biofisica computazionale direi che è parte fondamentale del lavoro. In un post precedente avevo parlato dei campi di forza: i campi di forza sono modelli matematici, approssimazioni della realtà che contengono un altissimo numero di parametri. E' necessario trovare sempre sistemi sui quali confrontarsi con i dati sperimentali, altrimenti rischiamo di trasformare i nostri supercalcolatori in costosissime macchine che generano numeri a caso, un po' come dadi da gioco in oro purissimo. Una frase molto bella in inglese riassume questo concetto con l'acronimo GIGO che sta per "Garbage In Garbage Out", ovvero: se inseriamo immondizia in un computer, per quanto sofisticato sia il nostro modello, per quanto accurati siano i calcoli, il computer ci restituirà immondizia. E' dunque necessario controllare sempre ciò che inseriamo nei nostri modelli e ciò che ne viene fuori e, per farlo, è indispensabile confrontarci con gli esperimenti.
Ma cosa succede quando gli esperimenti non confermano la nostra teoria, quella che con tanta fatica abbiamo formulato, alla quale abbiamo dedicato anni di vita e di studio? La scienza non ha pietà: la teoria è sbagliata. E' successo con teorie bellissime, che sono rimaste teorie di riferimento per secoli, hanno contribuito notevolmente al progresso dell'umanità e niente: arrivati ad un certo punto, si è scoperto che erano una approssimazione anche piuttosto rozza della realtà.

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