Quello che è appena iniziato non è un anno: è un'entusiasmante sfida, quasi a voler esorcizzare il fatto che il compleanno appena passato abbia segnato una cifra tonda che costituisce uno spartiacque in cui davvero nessuno potrà più dirmi "sei ancora giovane". Perché fisicamente non lo sono. Ma Rita Levi Montalcini diceva "Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente." E quindi il corpo ormai si è beccato la presbiopia e una serie di stanchezze di cui qualche anno fa non conosceva neanche l'esistenza, ma la mente accoglie le sfide con il coraggio e anche la sfrontatezza di due 25enni, uno magari un po' più serio, ma l'altro perennemente in vena di divertirsi e far divertire, in una combinazione che fa sì che io mi diverta lavorando, e lavori divertendomi. Anche quando le cose si mettono male, o forse proprio quando le cose si mettono male: l'ironia per me è sempre un'ancora di salvezza.
La sfida decisamente più ambiziosa che ho intrapreso e che nel 2024 mi assorbirà anima, corpo, sonno e improperi è la direzione del Dipartimento di Fisica dell'Università di Trento. Ora, se soltanto 5 anni fa mi avessero proposto un incarico del genere, avrei sicuramente riso dicendo "macché? maisia!" con quel mio accento barese che mi parte quando reagisco di impulso (non capita spesso, ma capita). Se il me stesso di oggi fosse comparso davanti al me stesso 15enne timido dicendogli "tra 35 anni dirigerai un Dipartimento di Fisica", penso che sarei scappato urlando, anche solo alla vista di quest'uomo pelato di mezza età di cui avrei riconosciuto solo le fossette sulle guance.
La vita però è strana: può avere improvvise accelerate, prendere strade sconosciute, dirti a un certo punto che è arrivato il momento di rimboccarti le maniche e dimostrare agli altri che ci sei, che le tue braccia sono pronte a dare il loro contributo, che il tuo senso empatico è a disposizione, che hai una visione e vuoi metterla in pratica, con i suggerimenti che arrivano dagli altri, con gli aggiustamenti che i compromessi richiedono, ma cosa c'è di meglio che offrire la propria visione per un'istituzione in cui credi, che ami con tutto te stesso, per portare avanti le ricerche, la didattica, il lavoro di un dipartimento intitolato alla materia a cui hai voluto dedicare la vita, inconsapevolmente, solo perché ti incuriosiva? Quella materia ti ha curato, ti ha guarito quando la vita ti ha ferito, era lì quando hai sofferto, era il tuo rifugio, era ed è rimasta la più lunga relazione sentimentale che tu abbia avuto in vita tua: se senti che è arrivato il momento di metterti in gioco, lo fai. Non lo fai a cuor leggero: sai che non è detto che i tuoi colleghi la pensino come te, e ci sta, accetti anche questo, accetti anche la possibilità di perdere, perché ti sei messo in gioco, ma vai avanti. E, nel momento in cui vinci, senti la responsabilità che ti è arrivata addosso: non solo verso chi ti ha votato, ma soprattutto verso chi non l'ha fatto, senti davvero che ogni angolo di quel dipartimento merita il tuo sguardo, la tua cura. E ti trasformi in qualcosa che non avresti mai pensato di essere: un individuo multitasking che chiede consiglio e assorbe come una spugna le opinioni di tutti per poi cercare di operare una sintesi, definire una strada che ritiene migliore e sottoporla al voto degli altri, perché è consapevole che può anche perdere. E potrebbe essere anche giusto perdere, perché potresti avere torto: ma la tua visione c'è, è lì, sottoposta al giudizio altrui e alle condizioni che si presentano.
E non c'è da vergognarsi nell'ammettere che qualcuno possa aver avuto un'idea migliore della tua, anzi: bisogna gratificare quel qualcuno, perché ha dato una mano al Dipartimento e anche a te: ti ha permesso di evitare un errore. Al momento questa è la sfida più grande che io abbia mai raccolto nella vita: l'ho fatto per amore, non ci sono calcoli, non mi aspetto niente, ho solo sentito che era il momento di mettermi in gioco, ho sentito una risposta a tutte le volte in cui, nel Duomo di Trento, dedicato a un santo che si festeggia proprio il giorno del mio compleanno, ho chiesto in ginocchio "San Vigilio, se mi hai chiamato qui, fammi capire cosa devo fare, qual è il disegno che il Padre nostro ha per me." Sì, lo so che non è scientifico, ma siamo troppo complicati per poterci permettere di essere solo razionali.
Sarà però un anno di sfide anche per la didattica: già dal 2022 avevo intrapreso la modalità Team Based Learning per insegnare fisica agli studenti e alle studentesse del corso di laurea in Medicina. Complice un giro di valzer dovuto a incompatibilità di cariche istituzionali in combinazione con il pensionamento di un mio collega e con la proposta di un nuovo ordinamento didattico, ho dato la disponibilità a tenere il corso di Fisica Generale per gli studenti e le studentesse del primo anno del corso di laurea in Scienze e Tecnologie Biomolecolari (STB). E' la mia prima volta assoluta in un corso di laurea esplicitamente dedicato alle biomolecole, nella classe di laurea delle Biotecnologie. L'obiettivo è quello di invogliare una parte dei 90 studenti (saranno 90!) a intraprendere un percorso STB orientato verso gli aspetti quantitativi, in cui ci sarà un secondo corso di fisica, tenuto da un mio collega. Sarà una sfida, ma io spero che l'esperienza maturata a Medicina con il Team Based Learning possa essermi d'aiuto anche in questa nuova avventura. Il nostro Ateneo è stato infatti tra i primi ad abbracciare la rivoluzione quantitativa della biologia: ora tutto questo si sta traducendo in un percorso didattico dedicato e per me è un onore farne parte, anche se un po' mi dispiace lasciare il corso che avevo costruito a Medicina che mi ha comunque regalato un bel po' di soddisfazioni. Ho imparato però che nel mondo universitario tutto cambia, tutto evolve: la capacità di adattamento permette di imparare dalle nuove generazioni e anche di sognare di essere utile. E' questo in fondo il motivo per cui anche dopo quasi 20 anni di insegnamento nell'università, continuo a trovare nuovi stimoli, nuove sfide che abbraccio con entusiasmo.
Sarà un anno di sfide pazzesco anche per la ricerca: un po' per i progetti che sto portando avanti con l'aiuto di una squadra ristretta di dottorandi e un assegnista, ma anche con una squadra allargata ai miei colleghi del gruppo di Fisica Statistica e Biologica (SBP), che nella foto qui a lato mi prendono allegramente in giro ritraendomi olio su tela perché non ero presente alla cena di Natale. Tutti hanno pensato che diventare direttore mi avrebbe sottratto alla ricerca: io non so dire come, ma in realtà il tempo che sto dedicando alla ricerca è lo stesso, perché la ricerca mi permette di respirare, di trovare un senso a tutti i pensieri che da due mesi a questa parte mi riempiono la testa. A parte i progetti, però, c'è un evento molto importante che sto organizzando per la fine di agosto 2024: una conferenza all'interno della rete del Centro Europeo di Calcolo Atomico e Molecolare (CECAM) in collaborazione con un centro analogo inglese (CCPBioSim). Il titolo, molto ambizioso, è "Biomolecular Simulations at the Mesoscale", un po' la prosecuzione di quanto avevamo realizzato nel 2018 con "Computer Simulations on your Desktop: is that possible?". In quell'occasione ci eravamo chiesti cosa potevamo simulare direttamente con risorse computazionali limitate: ora invece stiamo cercando di capire come possiamo coprire con le simulazioni quel vasto territorio inesplorato che corrisponde a scale che non sono così piccole come quelle di una singola proteina, e che non sono grandi come un intero organismo: parliamo degli organelli presenti all'interno delle cellule, ma anche di cellule intere e persino di tessuti. E' un campo affascinante e inesplorato, in cui ci sarà tanta fisica da sistematizzare, tanti modelli da mettere alla prova, ma soprattutto è un campo che si presta al confronto con i dati sperimentali di rilevanza biologica e medica. La squadra che sta ora mettendo su il programma è davvero eccezionale: a me spetterà l'onore e l'onere di fare gli onori di casa, organizzare tutto in modo che Trento rappresenti il punto di inizio di questa avventura collaborativa internazionale.
Insomma, si tratta di un anno davvero impegnativo ed entusiasmante e mi piace dedicare queste speranze e questo entusiasmo alla memoria della mia cara mamma che proprio nel giorno in cui sarà pubblicato questo post avrebbe compiuto 80 anni e, nello stesso giorno, ci ha lasciato 15 anni fa. Questo blog è dedicato a lei, a tutte le chiacchierate che facevamo, di cui in un certo senso ha preso il posto. La sua empatia e la cura che dedicava a noi e a tanti altri ragazzi e ragazze del quartiere che aiutava nello studio sono stati per me un esempio e un punto di riferimento costante, un filo come quelli che amava intrecciare nei tanti maglioni che ha realizzato per me, un filo che neanche la morte ha potuto spezzare.
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