Sì, esatto, proprio nella settimana in cui l'intera Italia è bloccata su Sanremo, un bel pezzo della comunità italiana che si occupa di fisica delle biomolecole si ritrova a Bressanone, per il Workshop sulla "Fisica delle Biomolecole: struttura, funzione e dinamica". E, come ho risposto all'invito degli organizzatori, non potevo mancare: perché Bressanone è Bressanone! Ne avevo già parlato qui sul blog, in occasione di altre edizioni: si tratta di una conferenza che si tiene ogni due anni, organizzata da due miei amici dei tempi del dottorato, Guido Tiana dell'Università di Milano e Antonio Trovato dell'Università di Padova. Era nato nel 2010 come un ritrovo tra persone che si conoscevano e i loro collaboratori sparsi, con l'obiettivo di riuscire a fare "massa critica", a creare una rete di collaborazioni per studiare la fisica delle proteine coniugando i modelli dei fisici teorici e gli esperimenti dei biofisici, dei biologi e dei biochimici. Un settore quindi intrinsecamente interdisciplinare, in cui il problema principale, come sempre, è trovare un linguaggio comune. Siamo giunti all'ottava edizione di questo che per me è un po' un festival, anche perché cade spesso in coincidenza con il più famoso festival canoro. Quest'anno, dall'Università di Trento, siamo andati praticamente in squadra. E, come si può vedere dalla foto qui a lato, naturalmente ero il più anziano: ma va bene così, anche perché mi sono davvero divertito con i ragazzi e le ragazze del nostro laboratorio allargato, ma soprattutto ho imparato tanto dal confronto con i loro punti di vista. E io, finché c'è da imparare, mi sento vivo e addirittura anche un po' (più) giovane!
Non sono mancate le novità anche quest'anno, in diversi campi: i metodi di simulazione sono senz'altro migliorati ancora, non solo perché le capacità di calcolo sono ulteriormente aumentate, ma soprattutto perché sono diventati sempre più affidabili i modelli di riferimento, sia quelli che prendono in considerazione il dettaglio atomistico delle biomolecole, sia quelli più a grana grossa. E' aumentata però soprattutto la fiducia nei metodi di simulazione e in quello che possono fare: era una tendenza già evidente nell'edizione del 2022, ma questa volta è stato praticamente dato per scontato che i contributi di carattere teorico contenessero dati sperimentali con cui confrontarsi e i lavori sperimentali contenessero interpretazioni che venivano poi messe in discussione o verificate dalle simulazioni.
In alcuni interventi si è cercato di affrontare il tema dell'interpretazione delle simulazioni: orientarsi nella grande mole di dati generati dai calcoli non è per niente banale e richiede, a sua volta, la capacità di creare metodi che automaticamente siano in grado di evidenziare le variabili più significative. Da questo punto di vista, in questa edizione, ho colto davvero gli spunti più interessanti: ora ho diverse idee che vorrei applicare ai vari sistemi che stiamo studiando insieme ai ragazzi del mio piccolo sotto-gruppo, qui in foto.
In generale, il messaggio che mi sento di riportare dopo Bressanone '24 è che le simulazioni molecolari abbiano raggiunto un tale livello di maturità da poter essere considerate, di buon grado, un utile strumento di tutti i laboratori sperimentali. Sì, esatto, sperimentali: le nostre simulazioni sono ormai parte integrante del lavoro sperimentale, perché permettono di formulare ipotesi di lavoro, spiegare perché si verifica un determinato fenomeno, intervenire per cercare di trovare le giuste combinazioni che ci permettano di controllare i sistemi biologici. E' chiaro che la parte di sviluppo metodi e di analisi dati resta ancora in capo alla fisica e a quel campo vastissimo che oggi va sotto il nome di scienza dei dati, ma che rappresenta un felice incontro tra matematica, statistica e informatica. Quello che però mi chiedo è: quanto sono pronte le nostre università ad accogliere questo tipo di rivoluzione?Specialmente con i compartimenti stagni dei dipartimenti e le gabbie dei settori scientifico-disciplinari, la mania tutta italiana di voler classificare ed etichettare i campi della conoscenza? Credo molto poco: dal confronto con i colleghi che sono all'estero, è chiaro che queste attività stanno trovando largo spazio in dipartimenti che non sono neanche più di biologia o di biochimica, ma di bioscienze. Da questo punto di vista, a Trento abbiamo davvero ottime opportunità, nonostante i compartimenti stagni italiani: non è un caso che ci sia un'interazione molto forte tra il Dipartimento di Fisica e il Centro di Biologia Integrata CIBIO, che è stata resa tangibile dal primo corso di laurea in Biologia Quantitativa e Computazionale, inaugurato nel 2016. Qualcosa si muove, insomma, e mi fa piacere constatare come l'Ateneo per cui lavoro ormai da quasi otto anni, riesca comunque spesso a cogliere le giuste intuizioni, nonostante i farraginosi meccanismi italiani.
Il mio contributo quest'anno è stato dedicato alle sfide, ma anche alle opportunità che il campo delle simulazioni molecolari presenta: è stato interessante discutere dei pregi e difetti di AlphaFold, l'intelligenza artificiale sviluppata da DeepMind per determinare la struttura tridimensionale delle proteine. Ho voluto rappresentare le opportunità che AlphaFold offre, ma cercare anche di chiarire che AlphaFold non può e non deve sostituire mai il lavoro degli esperimenti, perché l'intelligenza artificiale funziona sui dati che sono disponibili, ma fa un lavoro di inferenza nella sua predizione, non un lavoro di deduzione da principi universali. Non è stato immediatamente chiaro a tutti cosa volessi dire, alcuni l'hanno presa come una critica ad AlphaFold, ma in realtà io sono stato contento della discussione, perché mi ha permesso di chiarire il mio punto di vista e anche di intavolare discussioni durante le pause caffè e le passeggiate lungo l'Isarco. Del resto, l'obiettivo di questi incontri è proprio confrontarsi, perché è l'unico modo efficace di imparare e far progredire la conoscenza.
E adesso? Arrivederci alla prossima edizione, nel 2026: abbiamo discusso anche di questo e di come migliorare la formula della conferenza, per poterla allargare anche ad altri gruppi in Italia e all'estero. L'esperienza di questi 14 anni ci ha insegnato che ce n'è davvero bisogno!
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