giovedì 11 luglio 2024

Trotterellando parte 2 - Genova, Bari e Lisbona

Questa seconda fase del tour di quest'anno è stato dedicato a tre mete che avevano obiettivi diversi, ma comunque importanti. Tolgo subito la tappa centrale, perché è più personale: sono stato nella mia città natale per liberare il mio appartamento. Per quanto sia stata un'esperienza faticosa sia sul piano fisico che emotivo, il decluttering (così si dice) è stato anche un momento di riflessione su quanto sto cercando di portare avanti sul piano delle ricerche e su quello didattico. I due piani restano per me profondamente interconnessi perché la didattica senza ricerca perde un po' il polso rispetto agli argomenti di punta, rischia di perdere di attualità. E' anche vero però che la ricerca può beneficiare molto dell'apporto della didattica, perché la didattica ti costringe spesso a semplificare all'osso i concetti, oltre a darti la possibilità di confrontarti con generazioni più giovani che hanno una percezione della realtà molto più al passo con i tempi. Tolta di mezzo questa tappa personale di riflessione, però, restano due tappe su queste due linee intrecciate. Genova è stata la sede del 27esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata. La cornice era davvero stupenda, nello splendido Palazzo della Borsa di Genova, un gioiello in stile liberty situato nel cuore della città. Città che mi ha proprio ricordato la biofisica, nel suo essere complicata e affascinante al tempo stesso. Ci sono strade che sembrano in salita e sono in discesa, e viceversa, tratti pianeggianti che all'improvviso si aprono su balconate o ponti per cui ti accorgi che c'è un altro pezzo di città sotto, oppure sopra. Insomma ci si perde, ma è un bel perdersi, un po' come in biofisica.
L'apertura con la splendida lezione di Tomaso Poggio ci ha ricordato la definizione che ne aveva dato Mario Ageno, uno dei padri fondatori della biofisica: "La biofisica è una scienza dai confini illimitati, che si propone di spiegare la complessa fenomenologia dei viventi assumendo come dati di partenza conosciuti i principi generali della fisica e tutte le conseguenze che da essi derivano per via deduttiva." Dai tempi di Ageno è passata parecchia acqua sotto i ponti e oggi sappiamo che la complessa fenomenologia dei viventi comporta per i biofisici l'ulteriore sforzo di dover dialogare con molte discipline diverse: chimica, biochimica, biologia, fisiologia... solo per nominarne alcune. Per non parlare del calcolo numerico ad alte prestazioni per chi, come me, si dedica alla biofisica computazionale. Perché i principi generali della fisica devono essere applicati a un tale numero di circostanze particolari che è necessario allargare lo sguardo: è faticoso, ma per me è anche la ricchezza di questa disciplina che ti insegna a essere umile e a riconoscere il lavoro degli altri, oltre che il loro interesse verso un sistema biologico che magari per te è meno interessante. E' una disciplina che ti pone in ascolto e, quando ti mette in cattedra, lo fa ricordandoti che potrai capire qualcosa ma non tutto. E non è detto che quel qualcosa che credi di aver capito sia proprio come lo hai capito tu. Per me è una continua fonte di curiosità, anche se non nascondo che ci sono momenti di frustrazione, accompagnati però sempre da qualche pensiero del tipo "e se fosse...?" che ti fa andare avanti e studiare ancora. 
La lezione di Tomaso Poggio però è stata davvero affascinante, perché ci ha parlato della corsa verso l'intelligenza artificiale. Può un'intelligenza artificiale essere creativa? 10 anni fa avremmo detto sicuramente di no, ma quante cose sono cambiate anche solo negli ultimi due anni sull'intelligenza artificiale? E' stato uno spunto di riflessione che mi ha permesso di superare il caldo della sala, di proiettarmi in pensieri fantascientifici, di maturare la consapevolezza che, nonostante tutto, questo è il campo a cui io sento di appartenere, questa è la comunità a cui mi piace appartenere. Del congresso avrei tanto da dire, soprattutto di quanto sia stato piacevole vedere (ma ormai in biofisica siamo abituati) una parità di genere pressoché totale nella scelta dei relatori e delle relatrici, tra i e le partecipanti, addirittura nel direttivo (anzi, con una chiara prevalenza femminile). Abbiamo anche eletto una nuova presidente (che si farà chiamare La Presidente, ci tengo a dirlo): si tratta di una mia collega, la Prof. ssa Velia Minicozzi dell'Università di Tor Vergata, anche lei biofisica computazionale. Sicuramente un meritato riconoscimento al lavoro che Velia ha svolto in questi anni già nel direttivo della Sibpa (ne è stata la tesoriera), ma anche alla crescita che la biofisica computazionale ha avuto in Italia. La dimostrazione è proprio nel fatto che in questo congresso il numero delle presentazioni in questo ambito è cresciuto notevolmente. E' stato poi bellissimo chiudere con i pensieri del Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, in collegamento da Roma. Con un pensiero finale all'organizzazione del Congresso Europeo di tutte le società di Biofisica Europee, che si terrà appunto a Roma nel 2025.
Tutto questo però non prescinde dal fatto che la biofisica ha bisogno di giovani con preparazione multidisciplinare e il compito della mia generazione è soprattutto quello di far sì che si possa proseguire in questa direzione. La didattica, come dicevo (e come ho sempre sostenuto) è una colonna portante della ricerca, fornisce linfa nuova, idee nuove, prospettive nuove. In questo senso è stato importante chiudere questo tris di viaggi con il corso Erasmus BIP (sta per blended intensive programme, programma intensivo miscelato? miscelato mi sa di caffè...) sul Team Based Learning (apprendimento a squadre) presso la sede della Nova Medical School di Lisbona. A Lisbona ero già stato 10 anni fa e questa volta ho avuto davvero poco tempo a disposizione per visitarla (sostanzialmente passeggiate nel tardo pomeriggio o dopo cena), ma è sempre una città splendida, piena di meravigliosi angoli, con salite e discese (in effetti un po' come Genova) e una costante sensazione di smarrimento malinconico e gioioso al tempo stesso. Almeno, questa è la mia impressione. 
Il corso però mi ha permesso di mettere ancora a fuoco gli aspetti positivi e, soprattutto, i miei errori nel modo in cui ho gestito la mia esperienza di Team Based Learning: a parte le presentazioni in cui ci sono stati spiegati alcuni trucchi del mestiere, ho trovato davvero importante potermi confrontare con i miei colleghi svedesi, portoghesi, irlandesi, inglesi e olandesi e il modo in cui hanno adottato il Team Based Learning nei loro corsi di studio. Perché è sempre dal confronto costruttivo che nasce il progresso. Il risultato di tutto questo è che stavo pensando di accantonare almeno per un anno l'esperienza del Team Based Learning e invece sto pensando addirittura di inserirlo anche nel mio corso di Biofisica Computazionale. Ho nuovi strumenti, nuove suggestioni e nuove motivazioni per andare avanti. Perché, come hanno scritto i miei colleghi Carlo Musio e Cristiano Viappiani, "Le radici e le ali sono fondamentali per il volo della Biofisica." Buona estate!

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