Il congresso dell’European Biophysical Societies’ Association (EBSA) è tornato, e lo ha fatto in grande stile: sotto il sole rovente di Roma, tra le architetture razionaliste dell'Eur, sale affollate e trasporti pubblici che sembravano messi alla prova da un esperimento di termoresistenza urbana. Difficile dimenticare l’edizione svedese del 2023, con le sue giornate lunghe e umide e le pause pranzo a base di lunch-box compostabili. I lunch-box sono stati confermati anche a Roma, ma la vera protagonista è stata l’afa. Un caldo africano che, unito all’entusiasmo dei partecipanti, ha reso l’atmosfera incandescente dentro e fuori le sessioni. Tuttavia, la temperatura, per quanto invasiva, non è stata il punto focale. Il congresso ha mostrato con chiarezza quanto la biofisica sia una disciplina viva, fluida, in costante trasformazione. E quanto le simulazioni, oggi più che mai, siano diventate una lente imprescindibile per esplorare la complessità della vita. Il filo conduttore di molte sessioni è stato il rapporto sempre più stretto tra modellistica computazionale e dati sperimentali. L’impressione, o forse la conclusione, è che simulare non basta. Ma è indispensabile. Si parla molto (a volte troppo) di esascala, reti neurali, modelli generativi e previsioni a risoluzione atomica. Ma il punto è: dove andiamo senza esperimenti?
In silico, trotterellando
Biofisica Computazionale: vista da me, vista da Trento.
venerdì 11 luglio 2025
mercoledì 11 giugno 2025
Bucarest, biofisica e bagliori di futuro
Eccomi qui, con il portatile sulle ginocchia e il gate che lampeggia tra le ultime chiamate. Sì, sto scrivendo questo post in aeroporto, proprio come l’anno scorso: sembra che i momenti migliori per mettere ordine tra pensieri ed emozioni arrivino sempre mentre aspetto un volo. Di ritorno da quella che è stata una delle esperienze più dense (scientificamente e umanamente) di tutto il progetto MIMOSA. Bucarest ci ha accolti con un’energia contagiosa: un mix di architetture sopravvissute all’epoca “dorata” di Ceausescu (che di dorato, lasciatemelo dire, aveva giusto il nome) e sorrisi aperti che mi hanno ricordato quelli del Sud Italia natìo. Ci si sentiva a casa, anche se con un accento diverso. Vabbè, ma io in Europa mi sento a casa un po' ovunque...
Siamo ormai al quarto anno di progetto. Il che, in termini europei, significa che si comincia a parlare del "dopo", come nelle relazioni importanti. E questa edizione rumena dell’incontro annuale è servita proprio a questo: cominciare a capire come proseguire l’avventura oltre la naturale scadenza di agosto 2026. Continuare a lavorare insieme, magari cercando una nuova call, un’estensione, una collaborazione industriale… insomma: seminare per non far appassire tutto quello che è germogliato in questi anni.
domenica 11 maggio 2025
Dai mondi antichi ai modelli al computer: come la biofisica computazionale indaga le origini della vita
Questo mese ci imbarchiamo in un viaggio nel tempo, molto più indietro dei dinosauri, fino agli albori della vita stessa. Una delle domande più affascinanti che la scienza si pone è: come è iniziato tutto? Recentemente, ho letto un articolo su Science Advances che offre una prospettiva intrigante e, a mio parere, decisamente entusiasmante per chi ama mettere le mani (e le CPU) nei meccanismi più misteriosi della natura. L'idea centrale è che l'origine della vita non sia stata una semplice sequenza di eventi casuali, ma piuttosto una naturale e robusta estensione delle condizioni geochimiche e ambientali disponibili su un pianeta. Insomma, non proprio un colpo di fortuna alla "una su un miliardo di miliardi", ma qualcosa di più... sistematico. Magari non inevitabile, ma nemmeno così improbabile come si pensa a volte nei momenti di sconforto (soprattutto dopo aver lanciato l'ennesima simulazione notturna scoprendo al mattino che il server è andato giù). Gli autori dell'articolo propongono un approccio integrato per comprendere l'origine della vita. Questo significa mettere insieme i pezzi di diversi puzzle scientifici: esperimenti di chimica prebiotica in laboratorio, osservazioni geologiche e geochimiche dei pianeti (in particolare Marte) e dati astrofisici sugli esopianeti. Sebbene l'articolo non menzioni esplicitamente la biofisica computazionale, i collegamenti con il nostro campo sono evidenti e potenti. È come leggere tra le righe: chiamano "integrazione interdisciplinare" quello che noi facciamo ogni giorno con codici, simulazioni, caffè, congetture, risate e umiliazioni (perché la biologia umilia!).
venerdì 11 aprile 2025
EXO5, ovvero: come trasformare riunioni noiose in pubblicazioni scientifiche
La didattica, diciamolo, è spesso vista come un fastidio nella vita di un docente universitario che fa anche ricerca: lezioni, esami, studenti svogliati, e soprattutto un’infinità di riunioni per rispondere a richieste sempre più bizzarre di un’amministrazione universitaria in piena sindrome burocratica. Eppure, per quanto sia legittimo lamentarsi della burocrazia, coordinare un corso di laurea richiede anche un certo impegno collettivo: evitare sovrapposizioni nei programmi, costruire percorsi coerenti tra gli insegnamenti, e impedire che gli studenti finiscano intrappolati in un patchwork didattico tutto da decifrare. Il mio arrivo a Trento è stato legato proprio all’idea di lanciare un corso di laurea magistrale in "Quantitative and Computational Biology" (QCB per gli amici). In questi anni, la laurea QCB ha fatto parecchia strada, adattandosi alle esigenze di una formazione in continua evoluzione. Una sfida per tutti noi: fisici, biologi, chimici, informatici, matematici... in un continuo ping-pong disciplinare con studenti che arrivano da background molto diversi. Ed è proprio grazie a questo dialogo che tutto è iniziato. Un giorno, il mio collega Alessandro Romanel mi ha detto: "Ma è vero che nel tuo corso simulano le mutazioni nelle proteine?". La risposta, per fortuna, era sì. E da lì è nata una collaborazione che ci ha permesso di ottenere una borsa di studio dalla Fondazione Pezcoller per un nostro studente (Fabio, in foto tra me e Alessandro) con cui abbiamo appena pubblicato un articolo sul Journal of Chemical Information and Modeling, di cui siamo entrambi molto orgogliosi.
martedì 11 marzo 2025
Troppo affollato? No, è proprio quello che serve al virus dell'epatite C!
La vita nelle cellule non è un ambiente tranquillo. Le nostre cellule sono super affollate, piene di molecole che sono costrette a farsi spazio per eseguire le loro funzioni. Questo fenomeno, che i biofisici chiamano "crowding molecolare", è un po' come cercare di fare ordine in una stanza piena di persone che si muovono velocemente: tutto è un po' più difficile, ma allo stesso tempo più interessante. La domanda che ci poniamo è: come influisce questo "affollamento" sulla dinamica delle proteine e, soprattutto, su quelle proteine fondamentali per la vita di un virus? Un esempio chiave arriva da uno studio recente, intitolato Crowding affects structural dynamics and contributes to membrane association of the NS3/4A complex, pubblicato da Natalia Ostrowska, Michael Feig e Joanna Trylska, dell'Università di Varsavia e della Michigan State University. Gli autori hanno utilizzato simulazioni di dinamica molecolare per studiare come le condizioni affollate influenzano una proteina importante del virus dell'epatite C, il complesso NS3/4A, responsabile della replicazione virale. Ma prima di addentrarci nei dettagli tecnici, vediamo perché questo studio è così interessante.
martedì 11 febbraio 2025
Singapore!
Solitamente mi piace immergermi nei misteri della biofisica computazionale, tra algoritmi che sembrano formule magiche e modelli matematici che sfidano la realtà, anche se in teoria mi piacerebbe anche soltanto comprenderla. Questa volta però ho deciso di abbandonare (per un po’) la mia consueta "zona di comfort" dei codici e delle simulazioni. Recentemente mi sono trovato a Singapore, una città che sembra aver capito che l'apprendimento non deve essere solo un esercizio di memoria, ma una vera e propria esperienza partecipativa. Immaginate una lezione in cui gli studenti non sono semplici spettatori passivi, ma attori protagonisti, come se ogni formula diventasse un numero in un musical scientifico. In tre università ho potuto vedere dal vivo come metodi didattici innovativi trasfomino il tradizionale "teatro della lezione frontale" in qualcosa di dinamico e interattivo. E no, non vi chiederò di risolvere equazioni per seguire il racconto, ma vi racconterò la mia avventura in questa metropoli di idee e innovazione, con qualche aneddoto e qualche battuta lungo il percorso.
sabato 11 gennaio 2025
Benvenuti nell’era dell’esascala: quando i computer diventano supereroi della biofisica!
Immaginate di avere un computer così potente che, oltre a risolvere complessi problemi scientifici, potrebbe anche dirvi quante volte avete dimenticato le chiavi... e quante probabilità ci sono che succeda di nuovo. Ecco, questo è il calcolo esascala: la nuova frontiera tecnologica che sta rivoluzionando il mondo della biofisica computazionale.
In un recente articolo pubblicato su Biophysical Journal, Marcelo Melo e Rafael Bernardi ci portano in un viaggio attraverso le incredibili opportunità e le sfide di questa tecnologia, spiegando cosa significhi questa rivoluzione per la biofisica computazionale, il ramo della scienza che usa i supercomputer per studiare i segreti più profondi della vita, come il comportamento delle proteine, il funzionamento delle cellule o perché il nostro corpo insiste a volerci svegliare prima della sveglia: no, quella è l’ansia, la conosco bene!
Ma cosa è il calcolo esascala? Beh, se partiamo dal calcolo petascala, diciamo che l’esascala ne è il fratello maggiore palestrato: parliamo di computer in grado di eseguire un quintilione di operazioni al secondo. Per mettere in prospettiva, è come se ogni persona sulla Terra facesse un milione di calcoli... ogni secondo... contemporaneamente. Impressionante, no?
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