martedì 11 luglio 2023

I miei primi 50 anni, navigando verso l'ignoto...

Una birra per ogni decennio!
Si capisce già dal titolo che si tratterà di un post un po' diverso dagli altri, perché questo mese ho festeggiato i miei primi 50 anni, in un modo decisamente insolito per chi mi conosce, anche se probabilmente chi mi conosce proprio bene non è rimasto del tutto sorpreso. Ho deciso infatti di regalarmi una crociera in un Paese che mi ha sempre affascinato moltissimo per i suoi paesaggi, per i suoi colori e anche per il suo clima: la Norvegia, con i suoi fiordi, il sole di mezzanotte e le sue curiosità, tra cui c'è sempre stata, per me, la domanda: "ma come fanno a vivere lì, oltre il circolo polare artico?". Perché poi  è sempre la vita che mi incuriosisce e come faccia ad adattarsi anche alle condizioni più estreme. La parola chiave è proprio "adattamento", perché io devo adattarmi alla mia nuova età, al fatto che di giovane ormai forse mi è rimasto solo il modo di pensare (spero!) adattandomi alle situazioni, alle circostanze, ai tempi... e perché ho scoperto che forse uno dei pochi tratti del mio carattere che mi piacciono è proprio la mia capacità di adattarmi e di ricrearmi un mio mondo anche nelle situazioni più assurde.

Quando ho deciso di prenotare la crociera, l'ho fatto per istinto, una qualità che notoriamente io non ho: l'idea mi frullava da mesi, se non da anni, ma ho confermato la prenotazione perché sentivo che era il momento giusto, che il viaggio sarebbe stato simbolico, anche se non sapevo come. L'idea di arrivare fino alle Isole Svalbard, un territorio ignoto e praticamente disabitato ai confini del mondo era per me troppo suggestiva: in fondo cosa è stata la mia vita se non una costante navigazione verso terre di nessuno, verso l'ignoto? Lo è stata anche la mia carriera scientifica, finora: ho sempre pensato (anche quando mi sono iscritto al corso di laurea in fisica) che avrei voluto essere parte di un ingranaggio, fare quello per cui ero portato, ovvero i calcoli: calcoli precisi, ben determinati. E vivere in acque tranquille, magari facendo parte di una grande collaborazione, tipo i fisici delle particelle al CERN. Curioso che poi abbia preso un percorso diametralmente opposto: mi ha affascinato l'ignoto, mi ha sedotto il modo in cui la vita ha saputo cogliere tutte le opportunità per adattarsi alle condizioni climatiche offerte da questo incredibile pianeta blu. E il fatto che non ne sappiamo granché.

L'applicazione della fisica alla biologia è stata, finora, la mia rotta. E devo ammettere che la visita alle Svalbard mi ha insegnato molto, da questo punto di vista. Perché nessuno aveva proprio voglia di scoprire le Svalbard: ci è capitato per caso l'olandese Willem Barents, il quale avrebbe dato il nome a quel mare oltre il circolo polare artico che resta mare e non ghiaccia solo grazie alla Corrente del Golfo. Barents stava cercando (era il 1596) il Passaggio a Nordest, ovvero un percorso per arrivare ai mari dell'estremo oriente dall'Olanda senza dover circumnavigare l'Africa o costruire un canale dal Mediterraneo al Mar Rosso. La storia mi ha incuriosito, perché ho avuto modo di riflettere nelle mie lunghissime passeggiate in quei posti per me così "esotici": anche io in fondo cercavo il mio passaggio a nordest, mi piaceva l'idea di calcolare quei fantastici integrali della meccanica statistica, ma mi sono imbattuto nelle applicazioni di tutti quei calcoli a qualcosa di molto concreto, alla vita che si è aggrappata ad ogni più remoto angolo di questo pianeta. Le mie isole Svalbard sono state la biofisica, una scoperta avvenuta per quella che in inglese si chiama "serendipità", una scoperta fortunata e non pianificata. Ed è proprio la sensazione di scoprire cose non pianificate quella che mi ha fatto star bene in crociera e la stessa che mi fa star bene nel mio lavoro di tutti i giorni: perché mi piace avere una  rotta, ma ancora di più trovare qualcosa di inaspettato mentre percorro quella rotta...

Ho pensato molto, in questi giorni, tra navigazione e passeggiate lunghe, lunghissime, ai limiti di quanto mai avrei immaginato. E ho pensato anche al mio lavoro, perché che vacanza è se non ti prende un po' quella nostalgia sana del tuo lavoro? E ho pensato che ci sono delle rotte che sto seguendo anche nel mio percorso in biofisica computazionale: i cambiamenti conformazionali delle proteine, il mio nuovo personale passaggio a NordEst, perché voglio davvero capire come funzionano queste macchine meravigliose che compongono, animano, nutrono e a volte anche ammazzano le nostre cellule. Questa rotta per me è tracciata, anche se ancora non so bene quali saranno i passaggi che mi porteranno (se mi porteranno) in quella direzione. E però nel cercare di andare lì, mi sono imbattuto ancora in tante altre Svalbard: i modelli coarse grained, tra tutti, ovvero quei modelli che permettono di descrivere i sistemi biologici senza andare troppo nel dettaglio. Proprio come le Svalbard, i modelli coarse grained mi sono apparsi all'orizzonte come l'isola di Spitsbergen, chiamata così perché presentava (e presenta tuttora) tanti monti (berg in tedesco) a punta (spitz), ma ho scoperto che quell'isola è enorme, più grande della Danimarca, e che ce ne sono ancora altre inesplorate, disabitate, ma ricche di risorse. I metodi di campionamento avanzato, ad esempio. O addirittura la descrizione della materia a livello di mesoscala, cioè la scala di mezzo, né troppo piccola con il dettaglio atomico, né troppo grande da richiedere i modelli del continuo, come i materiali studiati dagli ingegneri. E' materia soffice, viva, che obbedisce alle leggi della fisica, ma che sfugge alla sua codifica, perché la vita si è infilata nelle condizioni offerte dalla fisica. Ne ha approfittato e non l'ha ottimizzata, ha semplicemente continuato a fare ciò che funzionava, un po' come chi ha deciso di popolare le Svalbard prima ha sfruttato la caccia alle balene, poi alle foche, poi il carbone e infine si è dedicato ai più nobili ideali della ricerca scientifica perché c'è tanto da imparare in un posto così.

E sono tornato con la convinzione di essere davvero un po' un abitante delle Svalbard: ci sono diverse attività che sto pianificando, diverse avventure che cominciano proprio con i miei 50 anni e di cui spero di parlare nelle prossime puntate. Le affronto con la consapevolezza che sto andando verso un mondo a me ignoto con i suoi pericoli, ma con la curiosità e l'entusiasmo di sapere che non ho idea di cosa troverò. Una sensazione che ho provato diverse volte in Norvegia, già dalla prima simbolica tappa a Molde: cercavo di visitare una chiesa, ma era chiusa e una signora norvegese mi ha detto di ripassare dopo una mezz'oretta perché ci sarebbe stato un coro gospel americano. E in quel coro gospel hanno cantato (in inglese) un passo biblico che ovviamente non conoscevo: "Il Signore è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile. Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato. I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano. Non lo sai tu? Non l'hai mai udito?" Quelle parole, ascoltate per puro caso in quella chiesa anonima mi hanno dato una grande forza: ho capito che da lì potevo proseguire per le Svalbard e chissà cosa potrò trovare, perché io davvero non lo so, neanche a 50 anni. E, in fondo, è proprio questo il bello.

1 commento:

  1. Ciao Gianluca, il tuo racconto è semplicemente fantastico anche perché x un fortunato caso eravamo nello stesso tavolo al ristorante, la tua allegra e stimolante compagnia insieme agli altri commensali anche loro fantastici hanno completato il mio sogno nel cassrtto di visitare le terre più a nord nel circolo polare artico grazie di cuore per essere stato un compagno di viaggio meraviglioso. Alla prossima spero

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